sabato 7 marzo 2020

lettera al Coronavirus

lettera al Coronavirus



Grazie Coronavirus, finalmente sei arrivato, striscioni, comitati di accoglienza, tutti ad attenderti; sì, perchè sarai tu a darci questa grande opportunità, la più grande che ci poteva capitare in questi lunghi anni scialbi, tutti uguali, cristallizzati, vedasi il mio flemmatico conto progressivo, che per buone ragioni facciam partire dal nuovo millennio: 2000, 2001, poi 2002, 2003, eccolo il 2004, sì il 2005, il 2006, ma poi il 2007, il 2008, ma certo ciao 2009, poi 2010, 2011, 2012, 2013, 2014, e so stanco di già, di noia, ma c'è il 2015, il 2016, ma tutti uguali, di routine, come il 2017, il 2018, 2019, assafà eccoci ad oggi 2020. E bene sì, senza coronavirus, si potrebbe continuare così in eterno, o forse no, certo in eterno no, e meno male, sai che palle, a continuare a fa numero e numeri, aggiungere cifre su cifre, cambiando i numeri ma tutto il resto non cambia, è tutto uguale, tutto sfinito, tutto in inerzia. Certo, l'uomo è tipo abitudinario, guai cambiargli le tradizioni; anche se poi articoli ne leggevamo, tipo quelli di come ognuno di noi dovrebbe uscire fuori dal vortice, non dico per sempre, ma anche per brevi momenti, e coltivare piccoli angoli propri, solo propri, roba da non pubblicare ne sui social, ne da vantarsene, ne da far saper a qualcuno, spazi interiori, specchi del proprio io, soli con se stessi ed il proprio essere, le paure, le illusioni, le grandi aspirazioni; tutto il Mondo al di fuori, lontano, lasciato fuori dalla caverna e noi chiusi, lì dentro, consci del Mondo fuori e dell'essere dentro, e così rimanere quel tempo giusto, per quel tempo fin che se ne ha voglia, il tempo giusto. Questa riscoperta, questa voglia di capire la propria via, la propria dimensione, come prima regola ha quella di rimanere soli, nudi con se stessi, fuori dalle comodità, dalle sicurezze, dai narcisismi ed orgogli di reggere posizioni preziose, ferree. Inutile dire che tutto ciò senza invogliamenti forti rimanga ed è rimasto solo sulla carta, parole e nulla più. Ed eccoci invece 2020 ai condizionamenti forzati, obbligati alla pratica con più o meno a malincuore, come una spada di damocle spacca tutto e tutti, squarcia d'improvviso, senza nemmeno farcene rendere conto, prepararci, farci salutare i propri cari, d'improvviso ce lo impone a tutti, anche a chi già nella vita "precedente" era un eremita, un consapevole, un interiorizzato; chissà forse ben per loro che sono già abituati a ciò, o forse peggio perchè pensavano che finalmente avrebbero presto vissuti un po più emancipati, libertini, ma dai, chi se ne frega; ciò che conta dire è che siamo tutti accomunati, partiamo ora tutti alla pari, la paura o il rischio attenendosi più o meno alle misure cautelari è uguali per tutti; per chi vuol trasgredire, responsabilità non ce ne prendiamo. Ecco, questo è il punto chiave, la coscienza, il suo esatto emergere con vigore di protagonismo in questi momenti; è la coscienza soggettiva, di ognuno di noi, che si valuta, e si considera per quello che è, per quello che può fare, cosa può fare, in che modo può farlo; attivazione, non sempre la strada più ovvia è la più giusta, e quando la stessa ci è preclusa è allora che nasce il pensiero creativo, il vero Io, una nascita, semplice e palese. E vi dico da subito una cosa, è molto probabile che proprio in questo periodo di carestia ci accorgeremo e non solo a parole dell'asocialità di tutti questi anni, di come abbiamo perso il senso della vicinanza letteralmente fottuti ognuno di noi dalle tecnologie asociali e d'apparenza, ed è molto probabile che una telefonata di oggi di individui costretti per causa maggiore a dover mantenere distanze tra essi varrà più di mille incontri ravvicinati della vita passata; sì, io penso che ora in tempi di sconvolgimenti avremo maggiori contatti ed attenzioni, tra di noi, mantenendo le regole di distanziamento noi ora troveremo il modo, creativo, il coraggio, di avvicinarci agli altri, nell'intimità parlo, e penso che i più fortunati saranno proprio i timorosi, chi prima dell'ora zero erano gli impauriti, gli incerti cronici, quelli che la forza la cacciano solo nelle grandi occasioni, e questa è una grande occasione ... arrivederci, e buon contagio interiore a tutti!

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