lunedì 23 marzo 2020

la storia di un semplice uomo

Conosco un uomo che non sa nulla di ciò che sta accadendo nel Mondo, è un mio amico di incontri casuali, lo incontrai un giorno che esploravo quella remota regione a detta di tutti sottosviluppata e di poco conto, un luogo che un tempo sicuramente aveva vissuto grandi fasti ma che ora era per lo più desolata, abbandonata, lasciata a se stessa.
Quell'uomo, anch'esso arido nel volto, dai lineamenti solcati, scavati, ben delineati, dalle emozioni apparentemente non percettibili, testardo e senza dolenza, solitario e di non grandi parole, mi sorprese per la sua accoglienza, attivarsi fin da subito con grande solerzia quando mi vide arrivare nei pressi della sua umile capanna con aria assetata, ed abbastanza sfatta dalla lunga tappa di errante spostamento.
Mi introdusse in casa, la porta in realtà mi disse che la teneva sempre aperta, come riparo in caso di tempo avverso o altra simil emergenza, e mi offrì dalla sua piccola cantina del vino migliore che aveva ben stagionato, fresco, liquoroso e poi dalla credenza trasse del formaggio di capra da lui stesso messo in vita, con del pane, delle fave di quel periodo e del prelibato miele; una colazione semplice che ben si allineava a quel contesto di gran spontaneità.
E così quell'uomo per nulla sofisticato, di sobri movimenti, si sedette con me assaporando quelle cibarie, così come faceva tutti i giorni, quasi incurante se fosse stato solo o in sporadica compagnia; il fatto è che era in pace con se stesso, in pace con la vita, niente più da chiedere, da estorcere, viveva ciò che era, se quel giorno ci fosse stato il sole o la pioggia, il vento o la calura bollente, e tutto ciò lo trasmetteva, lo traspariva senza nemmeno doverlo dire.
Dopo dei lunghi silenzi pregni di rispetto, quell'uomo si alzò, mi disse solo che doveva andar da mangiare alle sue capre ed aggiunse che potevo fermarmi ancor un poco qui da lui, almeno fin a quando le forze non fossero tornate; io non dissi nulla ma silenziosamente feci cenno di aver inteso.
Lo scrutai tutto il giorno, mantenendomi a debita distanza, lo vidi aggirarsi con piccole attenzioni familiari intorno alle sue capre, che lo coccolavano e lo rincuoravano; poi lo osservai prendersi cura con immensa pazienza delle colorate arnie e dei suoi volanti abitanti, i suoi movimenti erano calmi, sereni; sì, trasmettevano una gran serenità a tutto il contesto, ed anche le api nel loro scorazzare intorno apparivano agrazziate, per nulla spaventate, ne intimorite, semplicemente si conoscevano, chissà da quanto tempo.
Con la stessa cura lo seguii mentre dava una sistemata al piccolo orto, liberandolo con la zappa dalle erbacce, ossigenando le piantine pronte a rinvigorirsi, lui e quel terreno, quella terra sembravano tutti una cosa, non vi erano discontinuità, ne distorsioni.
Infine lo accompagnai nel bosco antistante a recuperare legna per il camino, mi accorsi della grazia con cui interloquiva con gli alberi e le piante, ne doveva aver stabilito dei profondi rapporti, sapeva ciò che doveva raccogliere e non tendeva ad arraffare un sol ceppo in più; la sua regola che teneva ben a mente era l'equilibrio, mantenere l'equilibrio, e come un monaco, un essere baciato dal divino, rendeva sacro tutto ciò che faceva.
Ecco perchè, in momenti di gran difficoltà, come quello che stiamo vivendo mi basta fermarmi un attimo e ricollegarmi con la mente a quell'uomo, alla sua operosità, al suo essere parte del Mondo e sulle mie labbra riprende vigore un sorriso, una dolce speranza, un soave ricordo.
Un solo uomo, forse non può cambiare il Mondo, ma con le sue semplici azioni e genuini gesti, può essere di esempio per milioni di uomini.



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