domenica 29 novembre 2020

Addio Diego

Perchè Maradona è un Gesù Cristo dei tempi moderni?!? ... e sì che lo è, lo è eccome, a pieno titolo, e vi dico il perchè.

Iniziamo dal principio, dal sogno, da inseguire e sorreggerlo, da alimentare e crederlo, crederlo possibile, viverlo ad occhi aperti già nell'antitesi del suo srotolamento, occhi di chi sa cosa accadrà, coscienti a cosa andranno incontro, ed accettare senza se e senza ma il suo ineluttabile svolgimento ... ecco, fermi tutti, è qui che voi starete pensando, grazie al cavolo, vorrei anche io una vita alla Maradona ... ma certo, fatevene carico e vedrete, capirete, perchè mica pensereste che Maradona si sia divertito e basta, pensate che l'essere umano personaggio pubblico sia solo onnipotenza seguendo il detto sesso, droga e rock and roll, e che ovviamente tutto ciò sia sempre e solo a titolo della star, del personaggio d'alto rango, mai e poi mai mia, io povera vittima di una vita anonima ... ma alt, fermi, qui vi sbagliate!

Perchè Maradona è sofferenza, Maradona è immolarsi, Maradona è caricarsi un popolo sulle spalle; vi rendete conto di tutta la pressione, i sogni, a vogl e rivincita ra gent, e riscatto sociale, operai frustrati, popoli umiliati, bambini delle bidonville senza speranze, che in quella figura, in quell'idolo hanno visto un ultimo caposaldo di resistenza. E Diego tutto ciò lo sapeva, lo sapeva eccome, e sapeva di non dover mai deludere il popolo, mai deludere i sogni, mai oltraggiare la dignità di chi nella vita ha raccolto le briciole e si cibava di briciole ed aspirava alla redenzione, ad una semplice carezza o ancor più semplicemente vedere una star sporcarsi di fango nel suo piccolo campo di periferia. Perchè Diego non si sottraeva, era un Diego generoso, con mezza gamba ed imbottito e cortisone, lo vedevi giocare al Meazza di Milano ed al comunale di Acerra, col rischio di farsi male su un campo di patan per da gioia, spettacolo alla gente, soddisfazione o maledizioni, comm volete vederli, agli avversari, Diego ti faceva la stessa giocata di dribling ubriacanti ad Acerra come allo stadio Azteca di Città del Messico, per un uomo così non c'era alcuna differenza, ne nel numero di spettatori, ne nel numero di occhi puntati addosso, era semplicemente lo spettacolo che doveva andare avanti, senza se e senza ma, un giorno in mezz na via a palleggiare n'arancia e n'altro nella finale mondiale, se tu ci credi, ci credi sempre, ovunque tu sei.

Ed ecco, che le coincidenze non sono più coincidenze, tutto si va ad incastrare alla perfezione, in modo che l'idolo diventa eroe, perchè si trova al momento giusto ed al posto giusto, in ogni caso, senza sua prerogativa, in modo che c'è un esito di una guerra da risollevare, un popolo Argentino uscito con le ossa rotte che si fa beffe con una mano de Dios sui carnefici Inglesi; ed ancora c'è un popolo del Sud umiliato a lavorare nelle fabbriche dei potenti del nord costretto ad emigrare, a fa ricco chi ci è venuto a conquistare, ed a tutto ciò un Sud che non aveva vinto un caiser, nemmeno uno straccio di campionato, perchè come spiega molto bene un altro nostro da poco compianto Proietti in Febbre da Cavallo quando viene sgamato a truffare la corsa, muovendo la pietà del ricco imprenditore, lo implora di lasciargli almeno la coppa, perchè non può sapere tutte le umiliazioni che un giocatore di cavalli, ovviamente sempre perdente, può subire nella sua vita da morto di fame.

Ecco allora uno scudetto vinto ai danni di chi non si abbuffava nemmeno e terra e campusant come gli Agnelli, i Berlusconi, nei loro anni d'oro del capitalismo sfrenato che non era assolutamente tutto rosa e fiori per il popolo deriso, vedesi l'epopea Fantozziana, del piccolo schiavetto che doveva ringraziare per il suo posto di lavoro, zitto e muto, perchè il terrone era classe sociale da manodopera, prodotto grezzo da consumare ... ecco Diego, che arvot l'ordine sociale, e dice no alle sirene del potere, decide di rimanere dove e sempre c'è voglia di riscatto, di tenere duro, lavorare senza lamentarsi, soffrire senza darne troppo conto. Per realizzare ciò che sapeva essere già scritto, diventare leggenda e dover subire sulla sua pelle, sulla sua persona tutto il maltrattamento interiore di chi odia l'uomo libero, l'uomo non imprigionabile, l'uomo che dice ciò che pensa, l'uomo che rifiuta il potere e vive per l'ideale, per far il proprio e lasciar spazio al nuovo, per la resurrezione.

Anche per questo dopo il primo scudetto del Napoli lui voleva andar via, perchè ben sapeva che quel popolo represso aveva con ciò avuto il suo, come spesso accade l'ultimo che diviene vincente inizia a diventar succube del potere, a lui voglioso, ed è qui che avviene la dolorosa, nostalgica, non compresa scissione, come il Che' abbandona il Fidel ossessionato dal potere per andar a combattere su nuovi fronti, a favore di altri ultimi, Diego ingoia i bocconi amari di un popolo che lo deride dopo averlo amato, vedesi Mondiale del 90 in cui con la sua Argentina infrange il sogno dell'Italia, ed in quel momento, in quel frangente accetta silenziosamente le mutevolezze umorali di ambizioni di parte, ma si comporta da professionista, integerrimo, senza ne sconti ne fievolezze, continua ad essere lui, nel conflitto interiore di chi sa che non può far felice tutti, ma in profonda attesa di poter riabbracciare il popolo al pari di un figlio ritrovato che non si può rinnegar.

Come avete ben compreso, un combattente rimane tale sempre, continua a combattere fino allo stremo delle sue forze, per qualsiasi causa venga a galla, e tu combattente Diego lo fosti, fino in ultimo, fino allo stremo.

A te Diego profondamente mi ispiro, che possa anch'io avere una vita dignitosa, per quel che si può impavida, ed a testa alta, a testa alta.

Hasta la vista, grazie di tutto Diego.