martedì 26 maggio 2020

Capitalismo uguale rifiuto

Capitalismo uguale rifiuto ... la verità è che viviamo in un mondo in cui adoriamo il rifiuto, nella sua originale forma, nel suo fardello, o feticcio che sia, basta che abbia un ingombro di qualche genere, una sua iniziale composizione, un buon venditore che lo smercia, chi poi lo seduce, chi lo consumi, forse, quindi l'abbandono ed ancor dopo ecco l'ipocrita discostamento, bravi a farne la morale verso sversamenti illeciti, verso la sovrapproduzione e lo sperperamento, imballaggi e pazzerielli d'ogni sorte, plastica e puzze varie. La verità è che del rifiuto non ce ne può fregar de meno, l'importante è che non lo vediamo più davanti ai nostri piedi, che qualcun altro se ne prendi la briga di levarcelo di torno e se lo porti chissà dove, a noi a quel punto non interessa più, ed è lì che si completa il tradimento, se mi servi ti amo, se non mi servi più ti rifiuto, appunto ti rifiuto, classificato, etichettato, bollato, da quel momento in poi rifiuto, ma la domanda è semplice, prima cosa era?!? Io direi invece che solo una cosa oggi è rifiuto, il capitalismo, il capitalismo è rifiuto, e la sua folle idea, e nulla più!

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