sabato 12 maggio 2018

dialogo con un papavero

Si passeggia per boschi, la natura ne offre di belli qui da noi, peccato che non incontri nessuno tra i boschi, ne persone, ne pellegrini, ne raccoglitori di rami secchi, è triste vedere luoghi così suggestivi e pieni di fascino così tanto soli, in compenso puoi incontrare una miriade di fiori, di ogni genere, papaveri, orchidee, iris, narcisi, bucaneve, crochi e ciclamini ed anche malva, vinche e primule, ad ognuno di essi la propria stagione, la propria sistemazione!

Li osservo i fiori, ne ho un bel campo pieno di papaveri a due passi da me, misti nel verdeggiare dell’intenso prato di foraggio primaverile, tra lo sfrecciare delle auto ed il romboare dei camion, vociferano con intelligenza, si mostrano a chi si sofferma, danno lustro alla loro esistenza creando coreografie degne da medaglia d’oro.

Non cercano gloria o successo, gli basta esserci, nel silenzio lontano dal clamore cittadino, sanno di essere belli, lì tutti insieme, nell’accomunarsi e splendere con grazia.

Sai che uno di essi mi si è avvicinato, preso coraggio, e datomi una carezza mi ha parlato, il suo tono rispecchiava la sua indole, di fierezza, di gioiosità, di rilassatezza e compostezza. Aveva da dirmi tante cose, cose che mi voleva dire da tempo ma di cui aveva atteso il momento giusto, e sapeva di non farmi torto, realmente la sua era quasi una missione: quella di portare un dialogo tra un fiore ed un uomo, tra una natura lontana ed una vicina, tra una parte dell’essere in pace ed una nell’agitazione.

E così mi parlo di questo suo modo di essere al Mondo senza mal di pancia, ansie e maldicenze, solo la sua ferma fiducia riposta al suo più vicino interlocutore momentaneo, il resto si trovava oltre il suo mondo reale e non aveva bisogno di essere definito, era solo in corso di materializzazione, di un prossimo possibile incontro, semmai.

Il suo spazio vitale è tutto ciò che gli basta per vivere, esplorare, crescere, modificarsi, anzi, la sua limitata possibilità di spostamento era la maggior risorsa, rimanendo senza movimento erano per ovvietà gli stessi messaggi a dover raggiungerlo, così poteva ascoltare ed interagire con il ticchettio della pioggia, con il soffice soffio del vento, con l’accecante energia del sole, con il batter d’ali della farfalla ed il fastidioso quanto utile ronzio delle api come il soave mattutino risveglio da parte dei scapestrati passeri, a volte anche qualche contadino aveva qualche parola d’affetto e bellezza ma gli incontri con gli umani erano sempre rari e comunque abbastanza superficiali.

Ma il punto centrale a cui voleva farmi attingere era qualcosa che parlava di cuore, come ogni forma primordiale della natura aveva la possibilità di scrutarmi dentro, oltrepassare le mie resistenze, barriere e chiusure, intravedeva le ferite e le dolorose cicatrici, tutte cose che influivano sulla nostra capacità di amare. Il suo rosso colorito rivelava proprio l’essenza della passione, e così che mi parlò di tenerezza, di affetto, di lasciarsi amare, ed anche accettare di rinunciare, mettere da parte orgogli e caparbietà e che possa sembrare strano, visto che siamo sempre abituati a scinderli, ma che la capacità di amare possa anche trovarsi e passare da uno stato mentale, in una voglia di andare oltre certi confini consueti ed abitudinari, in una condizione di percezione dove la realtà è tramutata e predisposta ad un’apertura totale, non sul chivalà, senza tentennamenti o pensieri logorroici, ma decisa, di chi sa ciò che è, a ciò che va incontro, ciò che può dare.

In ciò è una vera resa dei conti, senza più inganni, giochetti, e sotterfugi, l’amore è amore, energia massima, poesia dell’anima, sublimità dell’essere, occhi aperti oltre campi minati, sapori d’oriente su terreni insipidi, abbracci silenziosi illimitati dal tempo e non scalfibili dalla materialità passeggera.
Detto ciò ci congedammo, ringraziai di cuore colui che veniva dall’eden, dal Mondo della luce, dalla mia capacità di volermi bene e subito mi trovai con quel sorriso che da tempo non vedevo o facevo finta di non vedere …




ps. le foto dei papaveri sono state scattate nei pressi di Piana Di Monte Verna, chi vuole può andare ora o nei prossimi giorni a dialogare con loro, vi stanno aspettando!

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