Sono al binario 6, il treno è in sosta sul mio binario, è
quasi tutto vuoto, guardo dentro ed attraverso un finestrino, i sedili sono
vuoti ma io ci vedo un bambino che si affaccia ripetutamente al finestrino,
osserva tutto quello che accade, un occhio al semaforo ancora rosso, un occhio
ai treni in arrivo e partenza, non riesce proprio a star fermo, è smanioso di
partire, andare verso l’ignoto viaggio dove qualsiasi meta è ben accetta, basta
andare almeno oltre il limite raggiunto la scorsa volta; l’altoparlante
annuncia la partenza, il bambino si affaccia ora dalla porta del treno
osservando i movimenti del capotreno, di chi da l’effettiva partenza, è nei
suoi panni ed imita quasi la sua gestualità; ed ecco il verde, con un balzo
risalta a bordo, aspetta la chiusura delle porte e di corsa salta aggrappandosi
al finestrino affacciandosi nuovamente ad esso. Al fischio del capotreno è
tutto un sussulto, il treno lentamente si muove, il vento sulla faccia del
ragazzino non è un problema, ci è anche abituato a dir il vero e poi vedere le
varie scene intercambiarsi di fronte ad esso lo entusiasma. Il treno è partito,
anche quel bambino è scomparso inghiottito dal viaggio, svanito nel suo mondo
fatto di rotaie, binari, scambi e coincidenze, mi piace immaginare ora su quale
treno in quale entusiasmante viaggio ora si trova.
L’intercity oggi mi sa che non lo vedrò, è in ritardo di ben
25 minuti ed io per le 20 e 30 vorrei stare a casa.
Stazione di Caserta, 10 settembre 2015
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