sabato 16 gennaio 2021

Mastro Oliva, capitolo 5, replica capitolo 4, ma rafforzato

Nell'estate del 2019 Mastro Oliva ebbe un duro infortunio, non grave, ma ciò nonostante molto debilitante, sia per l'animo sia per il fisico, di quelli che ti destabilizzano interiormente e ti disordinano tutta la scaletta organizzativa del proprio vivere, della propria struttura psicofisica.
Disorientato e scoglionato, messo a nudo nel proprio Io, rimase incastrato e paralizzato, anestetizzato, nessuna più incalzante motivazione, perfino le sensazioni sapevano di sciapo, e volontà ed invogliamento nemmeno a parlarne. E la porta di casa si era ristretta troppo per passarci, per uscirci, l'unico punto di visuale sul mondo esterno rimaneva na fenestrella, da cui affacciarsi, scrutare la limitata visione e tornar poco dopo al posto letargico. Così che presto aveva sperimentato un inversione dei poli, tra la sua tana ed il mondo esterno, si erano scambiati i ruoli, e le priorità, così che dove prima era sempre ora non lo era più, non vi si trovava più; i luoghi e la sua presenza non erano più assimilabili, in interazione, in occupazione.
Mastro Oliva ora occupava di fatti un nuovo spazio fisico, un generico luogo ovviamente insoddisfacente per il suo estro, la sua missione; come un pezzo degli scacchi si sentiva degradato ad una semplice pedina, miseri movimenti, misera libertà d'azione, misero tutto, misero il tempo, misera la sua voce, miseri i volti che incrociava, col tutto che perdeva di sostanza si sentiva ora uno straccione, una pezza sporca buttata là, un giocattolo rotto.
Non si dava spiegazione del come era possibile esser passati così rapidamente dal bene al male, dal pieno d'energia al sostanziale impedimento; non l'accettava perchè lui voleva e sapeva di poter dare ancora tanto, molto ancora, non poteva finire così, come una tragicommedia, gli pareva tutto una beffa, una presa in giro bella e buona.
E poi c'era dell'altro, lui che era punto di riferimento, roccia forte e salda, traino emotivo e concreto, lui che era lui, e non poteva essere altro, forse non avrebbe mai accettato di essere in difficoltà, ora lui a dover chiedere aiuto, chiedere bisogno, chiedere forza, una mano, una vicinanza, un appoggio, un appiglio.
Il fatto è che era un duro, o almeno così voleva sembrare, uno che non chiedeva mai, ma ora, ora forse era arrivato il momento di mettersi in discussione, una resa dei conti? Ecco, lo stato di durezza violato, la corazza ora lesionata, ora spaccata aveva messo a nudo delle parti interne troppo a lungo trascurate, delle parti molli che trasalivano, sprazzi di fragilità, evidenti fuoriuscite non più arginabili.
Si interrogava se poi tutto ciò non era che un bene? Poteva essere una svolta? Se in sostanza la sua vita precedente gli era stata antipatica da troppo tempo, senza saperlo, preso come era dalla frenesia, dall'inerzia del fare!
Ora che pausa era, in obbligo aveva modo di pensare a tutto ciò. Metabolizzare, riflettere. Porre coscienza.
Qualcosa in lui sicuramente stava fiorendo ...







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