giovedì 5 aprile 2018

pensava di essere solo ma non si rendeva conto di quanta gente gli voleva bene, forse ciò era la sua fortuna o la sua eterna dannazione, giocava ad avere un più 1 tra gli amici, sempre uno in più, forse perchè avere in ogni luogo dei punti di riferimento a cui volgere lo sguardo lo distoglieva dagli stati di panico per i grandi spazi, un'opposizione al nulla che avanzava nella sua mente ... pensava nulla di più gli fosse dovuto in questa vita, che i grandi appuntamenti erano per le persone importanti, si sentiva non meritare oltre, un complesso difficile da smantellare, giocava perciò a dimostrare a se stessa più che agli altri che poteva essere comunque utile, per ricevere quella sporadica attenzione di chi più che commuoversi prendeva la palla al balzo ... pensava che poteva farcela da solo, l'orgoglio di chi sa di valere e perciò non doverlo dire a nessuno, falsa modestia? pura umiltà? niente di ciò, era nato ribelle, dava solo seguito al suo puntiglio ... pensava che sarebbe stata bella la vita se riusciva a lasciarsi andare ma quell'animosità nell'osservare e raggiungere il dettaglio, il non superficiale, andare oltre, era ciò una bella difesa, un poter capire, ma anche una tortura, bloccava l'ambizione, ci si autopuniva con la rigorosità del lavoro, la solerzia del darsi da fare, l'impegno di essere sempre lì bloccati, puntuali e composti ... penso che ora è notte fonda, per ora vado a dormire, dopo scrivo altro ...

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