sabato 12 dicembre 2020

Mastro Oliva, capitolo 2

Mastro Oliva era uno stoico, Mastro Oliva era uno stacanovista, Mastro Oliva era un innamorato perso dei suoi luoghi, delle sue tradizioni, della sua operosità. Di fatti poteva essere il tempo bello o brutto, una intensa giornata ventosa, con un cielo chiuso, annuvolato, grigio o temporalesco, ed un mezzodì messosi a pioggia o ancor peggio a neve, e poi come alcuni giorni un risveglio nelle brume, pendii avvolti dalle nebbie, foschi paesaggi, ecco, da tutto ciò solo la sua figura emergeva nell'oltre, si stagliava spesso solitaria tra quelle fronde, quei solidi giacigli ombrosi, benevoli giardini fioriti, muovendosi con pregiata cautela, di sintonia con l'ovattata ambientazione di profonda pacificazione, di spessa distensione.

E la sua presenza, da ottemperare, come il timbrare un cartellino o meglio occupare quel banco, al primo posto, per essere ben visto, ben definito, ed infondere con ciò un coraggio o una viva resistenza, una prima linea da difendere, un caposaldo, un ergersi; di ciò la domanda correva sulla bocca di tutti; per chi faceva tutto ciò?!? Era solo orgoglio o non saper che altro fare?!?

Bene, dovete sapere, che anche suo padre di nome, o meglio di soprannome, era riconosciuto da tutti come Mastro Oliva, ed al tal pari lo era suo nonno, e di conseguenza per quel che se ne sapeva lo doveva essere ugual nominato ogni suo antecedente, suo avo, un suo di fatto precettore, ed ovviamente biblico modello. Perciò anche la sua discendenza, iniziando da suo figlio, un giorno avrebbe preso la sua stessa identifica o così lo di sperava.

Comunque oltre al nome, ciò che accomunava ognuno di essi di epoche così sfalsate, meno o più fortunate, era il loro vivo amore verso quelle piante, quel verde di pubblica visione, passandosi a testimone una docile fiammella che covava oltre ogni tempo e da tener sempre in auge.

Con ciò potremmo dire che il loro era un viaggiare nel tempo, o anche fermare il tempo, poichè mantenevano immacolata una stessa visione, una stessa dedizione, un continuum che a quanto pare nessuno era riuscito a fermare, ne le guerre, ne le invasioni, ne le alluvioni, ne i governi e neppure i luccicanti richiami innovativi di nuove occupazioni, nuove economie, a braccetto con lo sfavillio accecante del benessere, e del lusso mondano.

Anzi, qualche studioso o saggio locale riteneva essi stessi un portafortuna, al pari di una sorta di sciamano, o di operatore del buon vivere, che ogni qual volta le nuvole coprivano il sole, era loro compito riportare presto la luce, e la loro opera era un'arte propiziatoria, una preghiera di sacro cuore, un dialogo di vivo animo con la terra, con ciò che ci avrebbe presto riservato, aggiunto o tolto, arricchito o impoverito, cessato o ricreato.

Mastro Oliva perciò come un testimonial, un intermezzo, un custode, colui che tiene duro in tempi duri, e riporta il fiore alla fine di ogni essenziale inverno, un benefattore imparziale, un solitario garante allo svolgimento della vita. Ed ogni tuo simile posto in egual distanza in ogni ameno territorio, ed ogni territorio posizionato in egual circoscrizione intorno alla tua vivace pulsione appartenente solo ad un Mastro Oliva, fiero protagonista di quel romanticismo contadino.








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