mercoledì 18 luglio 2018

considerazioni da Sessa Aurunca

essere forestiero in una città, esserlo in qualsiasi città, la casa forse è in un'altra dimensione, troppo lontano da qui, passare quindi inosservato, o forse temuto da tutti per l'incognita che rappresenti, ma di ciò poco importa ... guardo il mare lì in lontananza, ma non so che farmene, guardo anche le montagne, non lontane, ma anche di esse non so che farne, i luoghi non hanno nessuna esistenza fino a quando non troviamo la giusta consapevolezza per andarli a ricercare, solo allora ci appariranno con la giusta immensità, da celebrare con un giusto rito di sacra intensità ... il paese tutt'intorno non mi sembra diverso da quelli sfiniti dalla calura dove peones si trascinano sputando qua e là scalzi ed imprecanti, la differenza sta nella cortina di fumo dettata dall'apparire odierno, ed allora tutti a denti stretti quando si è in strada, nel pubblico, ma la repressione c'è, c'è eccome anche se non la si vede e nessuno viene più fucilato al classico muro ... continuavo a pensare alle persone, ai tanti abitanti di questo blando territorio, tante volte mi sento lontano da esse, tante volte penso alla classifica di vivibilità in cui occupiamo l'ultimo posto, penso ai sentieri abbandonati, pieni di rifiuti, ai fiumi e torrenti inquinati, a cui nessuno più volge uno sguardo, al bello che vuol apparire sempre più bello, ed al brutto che se non perde la speranza è nella condizione migliore per raggiungere un'obiettivo, una crescita, un momento di gioia vera, ecco perchè nonostante tutto decido e voglio stare vicino a questo territorio, alle persone che ci abitano, percepirle tutte insieme, su un'unica barca, in cui ogni direzione è la somma delle intenzioni di tutti, dove grazie ai tutti quei precisi componenti noi ci giochiamo la nostra attuale storia, la sperimentazione compiuta in una vita mai banale ...

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