giovedì 24 ottobre 2019

ispirato alle città invisibili di Calvino

È proprio vero, scomporre le città e ricomporle a proprio piacimento, arredandole tramite il nostro percepito di suggestione, la nostra città diviene un laboratorio con leggenda propria, visibile dai nostri fari, con i nostri esclamativi, grammaticali.

E così che le città, nelle loro strutturazioni, prendono vita come funghi, sbocciano lì dove non c erano, pezzi si ristrutturano, elementi si gonfiano come mostri da incubi e fiori pacati spuntano lì dove non c erano, tutto raggruppato da un enorme nuvola aleatoria, che potrebbe mettersi in fuga e scomparir di botto al primo alito di vento.

La città poi diventa un labirinto, di quelli emotivi, in cui ci finisce la nostra mente per girarne e rigirarne senza un senno, ne possiamo trarne visioni depressive, visioni allegoriche, visioni filosofiche, anche solo utilitaristiche, come prioritariamente potrebbe essere inteso da tutti voi, comunque siano, visioni... che modellano il progetto base, sovrapponendo il filtro veritiero, visibile ed invisibile da cui aggiungere o sottrarre, giorno per giorno, sentore per sentore ...

Una città può evolvere, modificarsi, ingrandirsi, spopolarsi, ma ancor più sarà importante in nostro modo di percepirla, viverla, ciò sarà alla base proprio della nostra influenza poi nell'evolverla!

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