mercoledì 3 maggio 2017

Ponticelli, periferia est

La mia domanda è molto semplice: come, dove e quando un agente immobiliare di Caserta, un pastore del Matese, un imprenditore di Posillipo, un giovane universitario della Luigi Vanvitelli potranno incontrare un ragazzo di Ponticelli, sentirne la presenza, tastarne la sua precarietà, infondergli coraggio e speranza, conforto e fiducia ... eppure anche se questo incontro non avverrà mai in modo ravvicinato la realtà è che uno scambio ci sarà comunque, anzi avviene tutti i giorni, anche in questo momento, e di questo ne dobbiamo essere consapevoli ... intorno a noi ci sono pezzi, frammenti di sacche di realtà assestanti in cui ognuna di esse ha le sue regole, le sue leggi, i suoi modi di fare, le sue contraddizioni, le sue parole, le sue lacrime, sono pochi i kilometri che le separano, a volte in alcuni casi anche solo centinaia di metri, in altre addirittura basta una linea, un tracciante reale o immaginario che sia, una traccia che rappresenta simbolicamente un condizionamento, uno di quelle trappole di separazione e dilatazione dimensionale che oggi pullulano sempre più intorno a noi ... ed ecco, ciò è il primo messaggio che arriva a tutti, in ogni luogo, l'essere isolati lì nel proprio piccolo cerchio infuocato, un grido disperato che sa di sos verso l'umanità tutta, nessuno escluso, un grido di dolore che mette a nudo tutta la bruttezza umana generata dalla società post-moderna, quella del grande progresso per intenderci, ci rileva la scabrosità delle nostre stupide pretese, l'incoerenza a braccetto con l'inutilità dei pseudo piani urbanistici abitativi, il vuoto senza ne suono ne colore che dilania gli spazi giganti, geometrici, di una ricerca spasmodica della perfezione, dell'interesse verso la crescita della figura umana come se la stessa sia un oggetto da spostare a proprio piacimento ignorando il suo alto valore spastico, emotivo ... detto tutto ciò ritenendomi anche io dentro il raggio d'azione di questa comunicazione a frammenti devo ammettere che ascolto anche qualcosa di bello, o almeno di empatico e di accomunante, di forte energia stimolata da questo vortice di sensazioni, è nel vortice proprio quando ci si trova nel punto più vorticoso e pericoloso che c'è la possibilità finalmente di aprire gli occhi e tendere una mano, prendere altre mani e tirare sù, prenderne altre ancora e proseguire fino a quando le energie sono dalla tua, ed è proprio qui che ti riesce tutto facile, senza alcun ripensamento, incertezza o disperazione ... risolutezza è la parola giusta, chi ha energia in eccesso la cede a chi ne ha di meno o ne è a corto, a chi vive nella paura, nell'oppressione, nella sopraffazione, nel buio, ne rimorso ...

Ponticelli, 29 aprile 2017













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