mercoledì 30 giugno 2021

Scasso il bosco, ed il bosco scassa me
Il punto è che un idea di bellezza la si paga
E domenica 27 giugno passeremo dentro questo tunnel di verde, che come un serpente ha un capo ed una coda, ed una vegetazione che cerca a tutti i costi d'occupare quello spazio, quel vuoto, e ci riuscirà, ci riuscirà prima o poi, ma non domenica, quel giorno noi passeremo, perché abbiamo deciso di ritrovarci e provarci, o perché il bosco per un giorno ne sarà felice, io ne sarò felice, ed ognuno di noi... avrà maturato un idea di bellezza...



Rimanere nell'acqua che scorre, tutto porta via, un pensiero, un tiramento, divieni fluido, poi ti bagni, e vai in immersione, sei parte dell'acqua, acquatico, trovi un ancora, li ti aggrappi e senti i flutti che ti solleticano, ti vibrano, inizi poi a respirare, anche lì sotto ora ci riesci, alzi poi la testa e riemergi, il sole ti fa luccicare, la luce ti investe e ti bagna, e poi t'asciuga, ed allora ti rituffi, e t'assoli, e come un gioco la vita va avanti per un fascino perpetuo, inebria



Questo posto è un dolce scorrere, ed un dolce ascolto
Dio Volturno, tra i grandi fiumi
A sinistra vien dall'alto Molise, a destra destinazione mar Tirreno, sono indeciso su quale coincidenza prendere, sono cmq in attesa del primo transito che vi arriva
Intanto medito che questo si un buon posto dove ricostruire e rievocare il fascino di una scafa? Non sarebbe niente, niente male
È dipinto, tutto dipinto, anche ste cazz e zanzare so dipinte, e pizzica o dipingendomi il mio corpo
Ma poi resto a sentirlo sto luogo, avrà qualcosa da dirmi, o gli dirò io qualcosa, un grido di aiuto, e di compagnia, nessuno vuol rimanere solo isolato, solo per un po va anche bene, ma isolato del tutto da tutti, bene, nessuno se lo merita, ed allora chiudo gli occhi ed il mio momento di solitudine ora scorre come fa l'acqua lì con me, mi porta a planare sulla mia vita, sul mio tempo, sulle mie morbosità...



venerdì 25 giugno 2021

... e sì, poi si va avanti a testa alta, la bandiera sempre su, in vista, mai deve cader, mai deve sporcarsi, fin su, fino in vetta, senza che la sofferenza ed il dolor possa frenarci, farci soccombere, e se cadremo ci rialzeremo, e se tutto crollerà subito dopo rimetteremo tutto in piedi, e se la pietra andrà giù, noi la prenderemo e la rimetteremo al suo posto, e così cammineremo, cammineremo ancora, e ci riproveremo, ogni santissimo giorno ritorneremo sul campo, ed ogni giorno sarà un nuovo giorno, un nuovo orizzonte, un nuovo che avanza, avanza senza timore, senza più nessun peso, ed un nuovo sarà, su, sempre più su, andrà, giorno, notte e di nuovo giorno, e notti e giorni e tante notti e tanti giorni, noi comunque andremo, cadremo, ci rialzeremo, e ricadremo, e riandremo, senza alcuna fine, noi non la conosceremo mai e lei non conoscerà noi, come mai, siamo già nell'oltre, siamo già passati ed andati, più che andati, nell'andare, andarrrr ...

https://www.youtube.com/watch?v=7F_9FEx7ymg&list=RDGMEM2VCIgaiSqOfVzBAjPJm-ag&start_radio=1&rv=rv2KSakpnc0

Scasso il bosco, ed il bosco scassa me

Il punto è che un idea di bellezza la si paga

E domenica 27 giugno passeremo dentro questo tunnel di verde, che come un serpente ha un capo ed una coda, ed una vegetazione che cerca a tutti i costi d'occupare quello spazio, quel vuoto, e ci riuscirà, ci riuscirà prima o poi, ma non domenica, quel giorno noi passeremo, perché abbiamo deciso di ritrovarci e provarci, o perché il bosco per un giorno ne sarà felice, io ne sarò felice, ed ognuno di noi ... avrà maturato un idea di bellezza...



Passeggiata natura ai Campitelli di Sepino (CB) 20 giugno 2021

gli incontri e raffigurazioni lungo un sentiero...
I genuini pastori Giovanni e Libero da Sepino, curiosi, meditativi
I fratelli pastori maremmani predisposti all'accoglienza turistica, e pure nu poc azzeccuss
Il rigido ed austero monumento del passo di Santa Crocella, un riferimento anche per animali vaganti
Il marmo rosa brillante del Pesco Rosito, al tramonto sarà ancora più bello
E la mia mano che l'accarezza, segue i suoi punti e linee di frattura, i suoi sorrisi, le sue ferite
Ed infine mucche libere tosaerba, fiori di biancospino pronti per tisane calmanti, abbeveratoi dove i cawboy impolverati si getterebbero di colpo e boschi inaccessibili ottime tane per mucchi di impavidi cinghiali



martedì 1 giugno 2021

Mastro Oliva, capitolo 6

Mastro Oliva non riusciva a dormire, erano da un po' notti insonni, tormenti che venivano a galla, dolori che risalivano dai bassifondi dell'esistenza.

Nel mezzodì dei periodi stellati lui inconsapevolmente iniziava a vagare, in cerca di qualcosa, in cerca del nulla, lasciava il suo caldo giaciglio per ritrovarsi in breve lungo fredde vie senza nome, senza indicazioni, senza riferimenti.

Errava, vagabondava, trasaliva e rinveniva, e la notte successiva punto e da capo, i percorsi non erano mai uguali, anche se la ridondanza di segnale captava stesse frequenze, messaggi a cui la parte incoscia faceva affidamento, speranza.

Un messaggio che era un flebile lamento, pronto ad estinguersi nella nebulosità dell'intricata nevrosi odierna, nella rarefazione dell'indefinito a lui sovrastante.

Mastro Oliva d'altronte amava i suoi labirinti, muoversi in essi con movimenti fluidi di chi conosceva ogni svolta, ogni giro di spigolo, ogni barriera da aggirare e portarti ad un ennesima barriera; ma una notte, una indeterminata notte, successe l'imponderabile.

Un muro dove prima non c'era ora vi era, improvvisamente palesato, tanto concreto quanto impattante.

Un tonfo, un colpo sordo, un bernoccolo già spuntava, nel buio si chiedeva cosa era successo, col freddo pavimento che si rilevava come luogo d'esistenza.

Mastro, allora, lì per terra brontolava, e si turbava, tastava lo spazio circostante, poi ricordò di avere una specie di candela in tasca, sì, un lume.

La prese e rese visibile l'intorno e la prossimità e si rese conto. Aveva effettivamente colpito con la sua capoccia una parete, un muro, un impedimento, che lo aveva respinto, lo aveva bloccato, fermato, destabilizzato; guardando poi bene si accorse che nella stessa, per l'urto, una frattura appariva, una lesione aveva preso piede.

Longitudinalmente a tutta la materia composita, era avvenuta una rottura, uno scrostamento e piccoli pezzi erano venuti giù.

Ancora intontito si riprese per alzarsi, poco per volta, osservando ora con ancor più vivida attenzione il luogo d'impatto, ne scrutò il tutto e con un paio di dita della mano ne balenò perfino la profondità della ferita. Quindi rimase lì di fronte in pensamento.

Ed ecco che si balenò la successiva sorpresa. Da quel buco prodotto, un qualcosa iniziava ad emergere. Appariva inizialmente come un germoglio, quindi un filamento che prendeva spazio e si protraeva nella volubilità contigua, per poi metter su piccole foglioline, apparivano così appendici prima grezze e quindi sempre più definite, le stesse svolgevano belle giravolte e giochi di movimenti simili alle ali di una farfalla.

Il tutto appariva simile ad uno spettacolo multi sfaccettato, ma Mastro Oliva capì subito che era più verosimile ad un piccolo miracolo, o qualcosa di altamente sacro.

In ultimo, proprio all'estremità del filamento un grande bocciolo comparve, e da esso un esplosione di colori, di risvolti, e di aspetti naturali.

Una definizione che andò via via assemblandosi in un magnifico fiore, dalle tinte vivaci, dalla forma eterogenea e solare, lo stesso aveva anche due piccoli occhietti nel suo fulcro e per lo meno anche una sembianza di una bocca, un naso; doveva essere una immedesimazione di un volto umano in una straordinaria bellezza della natura.

I due occhi iniziarono a scrutare Mastro da capo a piedi, inizialmente sembravano spauriti ma in breve presero vigore, adocchiando sempre più in profondità l'interlocutore.

Di rimbalzo il nostro caro amico fece un salto indietro e con voce decisa esclamò: "Chi sei? Da dove vieni?"

Il fiore, ancora una volta esitò, ma poi con espressione flebile, e soffice si pronunciò: "Io ... Io sono te, sono parte di te, sono sempre stata in te, ti ho a lungo ascoltata rimanendo in silenzio, in disparte, in sordina ..."

Quindi Mastro, interropendola: "E' perchè ora ti pronunci?!?"

Al che lei: "Perchè ho a lungo ascoltato la tua tristezza, e la stessa è giunta ormai al colmo. Ti parlerò a nome di tante cose, perchè esprimo tutto ciò che si è sedimentato, è colato, si è accorpato ed ha preso forma, la sembianza che vedi in me. E l'opera ormai è fatta, è compiuta, è resa ora visibile e tangibile. E' apparsa, si è trasfigurata. Viva, e meritevole. E tu non abbine paura, è nonostante tutto un simbolo di gloria, e di enunciazione, di rivelazione."

"Noi siamo la verità che si fa parola, corpo ed atto. E tu sei il milite, noto o ignoto, ciò non ha più importanza, sei un getto o un germoglio che avrà nel prato, nella terra, ed in ogni parte dell'ecosistema, la sua casa, l'inizio e la fine, entrambe unite nel transito e nell'azione, e nel perdurare in un singolo attimo."

"Ora la tua domanda era già da gran lungo tempo palese e fin troppo insistente, voler sapere qual è il tuo posto nel Mondo è un mistero per tutti, e nessuno ne avrà la risposta fino a che non sarai tu stesso a dartela, quando avrai la convinzione che ogni cosa ha un suo posto ben preciso, e nulla, nulla di ciò che avviene è sbagliato, tutto ha un luogo di esistenza, posto in una stanza conformata al tuo habitat, alla tua genuina interazione."

"Esatto, una realtà metamorfica, plastica e volubile, influenzata, e personalizzata, impostata tutta sul tuo solo Io."

"E come vedi di reale in senso univoco, non ne ha nulla, ma proprio nulla. Ora tu sai che per anni ed anni hai agito trasportato dall'odio, dalla rabbia, ed hai fatto tanto, tantissimo, ed ora che ti chiedi se invece saresti stato influenzato dalla gioia quando altro avesti fatto o realizzato? Bene, io ti dico nulla di più, nulla di meno, la forza sostanziale sarebbe stata sempre la stessa, il tuo sentire lo stesso, il tuo credo idem, e perfino le tue interazioni avrebbero portato agli stessi risultati, stesse conclusioni."

"L'uomo nel gioire odia, e nell'odiare gioisce, e fino a che correrà con quell'affanno che lo contraddistingue non riuscirà nemmeno a distinguere le due forme espressive, ne avrà solo quel deprimente ed angoscioso senso di groviglio interiore, la cosiddetta matassa, una confusione senza fine, che porterà inevitabilmente ad una continua nuova accelerazione, eterne fughe, immane solitudine. Una solitudine non spiegata, diversa da una solitudine rilassata, da una solitudine calda, solitudine silenziosa, oziosa e conoscitiva."

"Ed eccola l'ancora di salvezza, nuovo punto di riferimento, il conoscersi, nello stare, nel lento andare, nel movimento blando, l'azionarsi flemmaticamente, chiudere a volta gli occhi nel pieno della vita, sospendere tutta l'atmosfera, ed ingannare il tempo, discostarsi dalla produttività, ritirarsi dalle richieste di approvazione, ed attendere sotto la pianta, osservando ogni giorno quel dolce frutto lì su appeso, che i singoli tanti momenti si sommino per portar lo stesso alla maturazione, alla pienezza, al sublime. Intanto a monte una forma di solerzia meditazione, preghiera e concentrazione serena."

"L'errore che voi fate è che pensate che andate verso l'oblio, verso l'entropia, verso la dimenticanza, e vi ostinate a mantenere rigidamente tutto così come è."

"Ma il percepirsi è sostanzialmente opera solamente interiore. In voi, per opera metamorfica, in ogni frangente, ci potrà essere un baco da seta, un don Chisciotte, un brutto anatroccolo o uno scarafaggio Kafkiano, la risultante finale è che tutto è sempre e solo nelle vostre mani, nelle vostre scelte, tempo più, tempo meno ..."

"E con ciò, ora ti lascio, ritorno nel mio Mondo, adiacente al tuo e collimante in quella frattura ora avvenuta, ora indelebile. Ciao, mio caro combattente, continua a far vivere la tua legenda, da contadino romantico ora romanzato, personaggio della routine ora eterno!"

A tali parole, il fiorellino improvvisamente scomparì e lasciò lì Mastro Oliva pensoso, odierno ed autobiografico.

Un primo passo era stato tracciato ....